Utero in affitto, gravidanza surrogata, gravidanza per altri o come la volete chiamare

Alcuni lo chiamano utero in affitto, altri gravidanza surrogata, quelli che ne vogliono far uso, per non sentirsi in colpa, la chiamano gravidanza per altri, come se fosse un gesto di estrema carità di una donna nei confronti dei ” meno fortunati”.

La “surrogazione di maternità” (o gestazione per altri o gestazione d’appoggio, GDA) è il procedimento per cui una donna mette a disposizione il proprio utero e porta avanti la gravidanza per conto dei committenti, che possono essere single o coppie, sia eterosessuali che omosessuali. Esistono diversi tipi di surrogazione: da quella tradizionale, che prevede l’inseminazione artificiale dell’ovulo della madre surrogata, che è quindi anche madre biologica del bambino; a quella gestazionale, in cui la madre surrogata si limita a portare avanti la gravidanza dopo che le viene impiantato nell’utero un embrione realizzato in vitro, che può essere geneticamente imparentato con i genitori committenti o provenire da donatrice. Insomma con la possibilità di “fabbricare” il figlio su misura e senza tener conto del legame che si crea tra madre ed embrione.

imageIl ricorso all’utero in affitto, non è permesso dalla legge italiana ed è punibile. In Italia infatti l’art. 12 della legge 40 ( relativa alla fecondazione assistita) vieta l’utero in affitto : «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».

Se fosse realmente applicata si risanerebbero le casse dello Stato senza dover ricorrere ad inutili balzelli sulle spalle delle famiglie.

In questi giorni due sono le notizie che hanno colpito gli italiani, una un po’ più pubblicizzata per ovvie ragioni e l’altra uscita un po’ in sordina, ma entrambe relative allo stesso argomento.

imageLa notizia divulgata da tutti i giornali è quella relativa alla presunta paternità di Vendola, dico presunta perché nonostante il fatto che tutti gli articoli riportino la stessa frase ” Vendola è diventato padre” per la biologia e per la legge italiana non c’è alcuna parentela tra lui ed il bambino comprato insieme al suo compagno in America, tramite un contratto di utero in affitto. Infatti il bambino,il quale non avrà le cure di sua madre, è stato concepito in laboratorio dall’incontro dello sperma del compagno e dell’ovulo di una donna americana, l’embrione e’ stato poi impiantato nell’utero di una donna indonesiana. Prezzo del pacchetto: euro 135.000 ( non molti se si parla di un essere umano, quanto poco vale la vita).

La seconda notizia, un po’ meno pubblicizzata è quella relativa all’assoluzione di una coppia sessantenne di Varese, precedentemente condannata, per aver fatto ricorso alla gravidanza surrogata all’estero. Hanno praticamente raggirato due divieti, quello del limite di età e quello al ricorso della gravidanza per altri.

Sui social in merito all’utero in affitto si sono scatenati ampi dibattiti fra pro e contro, che riporto qui fedelmente, indico i nomi solo dei personaggi pubblici, i commenti dei semplici cittadini li priverò dei nomi per rispetto della privacy, anche se hanno commentato su siti pubblici. Riporto i diversi giudizi per poter dare uno sguardo all’italiano di oggi, al suo modo di pensare. I post non sono inseriti nella loro sequenza, ma presi qui e là’ su Facebook è twitter  ed ho evitato di riportare quelli più spinti o contenenti insulti o bestemmie.

È nato il figlio di Nichi Vendola, dal seme del suo compagno Eddy, con l’ovulo di una donna americana e l’utero in affitto da una indonesiana. E il difficile per il pupo verrà quando Vendola glielo dovrà spiegare. Bimbo ti capisco. Vendola ti fraintendo. MasterCard ti uso. Roma ti amo. (Alfio Marchini sulla sua pagina Facebook )

 

Non c’è volgarità degli squadristi della politica che possa turbare la grande felicità che la nascita di un bimbo provoca. Condivido con il mio compagno una scelta e un percorso che sono lontani anni luce dall’espressione “utero in affitto”.
Questo bambino è figlio di una bellissima storia d’amore, la donna che lo ha portato in grembo e la sua famiglia sono parte della nostra vita. Quelli che insultano e bestemmiano nei bassifondi della politica e dei social network mi ricordano quel verso che dice: “ognuno dal proprio cuor l’altro misura” (anche se capisco che citare Dante non faccia audience). – Nichi Vendola sulla sua pagina Facebook

 

Al di là di ogni fede e di ogni convinzione, è nato un bambino.
Per me già questo è un miracolo.
Capisco e forse per alcuni versi posso anche dare ragione a chi dice che una vita non si compra, non si paga. Una donna non si affitta.
Ma non mi capacito, non riesco a spiegarmi cosa cambia per loro e per le loro vite se questo bambino non si attaccherà alle tette.
Ve lo dico io a cosa si attacca. All’amore.
E se non sarà “gradito al Signore” o a voi (perché dubito che Dio lassù si faccia problemi su chi è nato da chi o da cosa, quindi spiegatemi perché dovreste farveli voi), sarà gradito a due uomini che l’hanno voluto tanto e io sono sicuro, stra-sicuro, gli vorranno bene.
Perché alla fine è questo che conta: l’amore.
Buona vita Tobia.
Che sia una primavera senza fine. ( un utente di Facebook )

 

Veramente caro neo papà che cosa c’è di più brutto se non il togliere un bambino alla donna che lo ha partorito, che non potrà ciucciare il latte dal seno di sua madre che a sua volta dovrà forzatamente rimandare indietro con farmaco è fasciatura. Tu ci trovi qualcosa che somiglia all’amore? un bimbo inconsapevole che potendo sceglierebbe di rimanere Con chi lo ha partorito non con chi per egoismo lo ha “commisionato” ( utente Facebook )

 

Ci spiegavate che la stepchild adoption non ha nulla a che fare con l’utero in affitto. Oggi scrivete che Vendola se ne sarebbe servito, di ritorno dagli Usa con il bimbo appena comprato e, povero Nichi, non può più per colpa dei cattivoni del Circo Massimo. Ci spiegavate che l’omogenitorialità è bella e i figli di due papà esistono, chi se ne frega della mamma che è “un concetto antropologico”. Oggi che vedete con i vostri occhi un figlio ridotto a transazione finanziaria e pensate al dolore che proverà nell’essere privato anche solo del contatto con la madre, pensate senza ammetterlo che dietro questa dittatura dell’arcobaleno c’è qualche tinta fosca. E che la libertà non è fare quel che cazzo ci pare, la libertà è scegliere per il proprio bene e ridurre le persone a cose che si comprano, è male, pericoloso per ognuno di noi. (Mario Adinolfi sulla sua pagina di Facebook )

 

L’utero in affitto è una pratica criminale, perché usa le donne povere come merce disponibile e considera i bambini come oggetti-merce, come articoli di commercio. Non v’è nulla di emancipativo in questa pratica criminale, che segna il trionfo del capitale sulla vita umana, dell’economia sulla dignità. ( utente di Facebook)

 

Forse non ti sono chiari alcuni concetti.
1. La madre NON vuole quel figlio. Che facciamo? Lo strappiamo a Vendola e lo mettiamo in orfanotrofio?
O costringiamo la madre biologica a crescerlo, quindi in un ambiente in cui non sarà voluto?

2. La procedura è regolata e non permette a persone in stato di bisogno o povertà di farlo per soldi, in modo da evitare abusi.

3. Prima di giudicare, dovreste ascoltare le esperienze delle “madri surrogate”: non è tutto marcio e sporco come lo raffigurate voi. Siete voi che siete sporchi e marci dentro e avete il bisogno di rendere tale il resto del mondo.

Inutili cattolici. ( utente di Facebook )

 

È nato il figlio di #Vendola? Lui cosa ci ha messo? Lo sperma è del compagno, l’ovulo del #concettoantropologico…ah si! I SOLDI!!! (cit.) ( utente di Twitter)

 

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