Disparità dei diritti

Il risultato del Referendum costituzionale ha movimentato la politica italiana, anche a causa della “personalizzazione” della riforma costituzionale fatta da Renzi, il quale apertamente aveva dichiarato che in caso di vittoria del NO si sarebbe dimesso dalla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri e se non erro si era anche allargato ad un “uscirò dalla vita politica”.

Renzi ha rassegnato le dimissioni a Mattarella che, dopo attenta riflessione, ha nominato il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri.

Al momento è stato nominato Gentiloni come Presidente del Consiglio ed i ministri sono, per la maggior parte,  gli stessi del governo  Renzi , salvo qualche variazione non senza polemiche.

Intanto, in attesa che emergano le linee guida del nuovo governo, io inizierò la mia personale battaglia, alla quale spero si uniranno in tanti.

I dati dell’Oecd (Osce) rielaborati dall’Economist nel 2016 mostrano come l’Italia sia uno dei peggiori paesi per essere una donna lavoratrice.

Combatterò, perciò,  per la disparità dei diritti tra uomo e donna, perché una donna non è un uomo ed un uomo non è una donna.

Nove mesi di gestazione , più  un parto dove una noce di cocco passa dentro ad una nocciolina, l’allattamento, non devono essere per la donna la condanna sul lavoro per non essere nata uomo.

E vogliamo parlare della sindrome premestruale?  Ad oggi noi donne ci siamo fermate ad un femminismo che ci ha, lasciatemelo dire, tranciato le gambe, dove si è pensato che per essere degne di vivere occorresse essere uomini e per tale ragione abbiamo anche chiesto che ci fossero riconosciuti i diritti degli uomini, scordando una cosa importante : che noi non siamo uomini, ma donne, splendidamente donne.

tasso-di-disparita-di-trattamentoAbbiamo sprecato buona parte delle nostre forze per una battaglia sbagliata, invece di chiedere i diritti degli uomini avremmo dovuto lottare per i diritti delle donne, per i diritti di poter diventare madri senza rischiare il posto di lavoro o la carriera, o rientrare dopo la maternità in altre mansioni, spesso meno interessanti, con veri e propri declassamenti.  

A quale donna in fase di colloquio non è stato chiesto se è sposata, se ha un fidanzato, se desidera sposarsi nel futuro  e se intende diventare madre? Queste domande nello stesso contesto non vengono fatte all’uomo.

Come donna voglio lottare per la disparità dei diritti, non sono pari ad un uomo, sono pari ad una donna e come donna voglio essere trattata e rispettata.

Voglio, come donna, la disparità dei diritti che non mi faccia sentir parlare di quote rosa in politica o in ruoli manageriali come di contentini e non di riconoscimenti.

 Voglio la disparità dei diritti che mi faccia arrivare a dirigere un’azienda o semplicemente a ricoprire una mansione da impiegata,  anche in caso di maternità e durante l’allattamento, senza dover strappare a mio figlio il latte a lui prezioso o la mia presenza nei sui primi mesi di vita, ne dovermi chiudere in bagno dell’ufficio  per “pompare il latte” dal mio seno. Voglio , come donna, poter portare mio figlio sul posto del lavoro o il lavoro nella mia casa, nel rispetto dei miei tempi.

Voglio la disparità dei diritti che mi permetta di “respirare” la vita rispettando la mia femminilità, i tempi del mio corpo, che non mi faccia rimpiangere di essere nata donna.

E’ ora di rimboccarsi le maniche e di riprendere il cammino.

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra

                                     (Alda Merini)